Scritto da Bruno
Arsgymnica è un nome che rappresenta alla perfezione questa società. Partiamo da “ gymnica“ , la parte essenzialmente fisica, la ginnastica vera e propria con tutte le regole da rispettare, i punteggi e le penalità che i giudici attribuiscono con solerzia. Citando il loro lavoro si pensa subito alle gare: quanta fatica nella preparazione di un esercizio, quante sgridate arrivano dalle istruttrici … ma anche tanti consigli dati con la competenza di chi ha alle spalle parecchi anni di sacrifici e un bel gruzzolo di medaglie conquistate nei vari palazzetti e palestre con soltanto un panino per pranzo – magari divorato pure in fretta – ma tanto tanto entusiasmo!
Beh, a dire il vero in loro c’è anche un po’ di nostalgia per l’ adrenalina e la “ strizza “ prima delle gare, per la felicità e l ‘orgoglio di un esercizio eseguito bene pensando all’ istruttrice che “ sarà contenta di me ! “ per la tristezza di quando la gara andava male – ebbene sì, anche questo – ma non ci si abbatteva, anzi, dava ancora di più la carica per ripartire con grinta impegnandosi al massimo per non rifare gli stessi errori. I consigli delle istruttrici arrivano con questi pensieri e con l’affetto di chi vuole tramandare ciò che ha imparato.
È risaputo che lo sport faccia bene al fisico aiutandolo a crescere forte e sano (nonostante i piccoli infortuni…) ma in questa disciplina così piena di sfaccettature , attrezzi e difficoltà diverse, imparare gli esercizi negli allenamenti non è una cosa fine a se stessa o al massimo con l’obiettivo di fare bene in gara: è un veicolo che porta ad apprezzare la fatica e l’impegno per ottenere dei risultati che fanno bene a se stessi. E questo vale non solo nello sport… La medaglia vinta in gara ha effettivamente due facce: una è il premio con l’applauso, con i complimenti e la festa; l’altra è la soddisfazione tutta personale di avercela fatta. Quest’ultima ogni atleta se la porterà nel cuore per sempre, anche quando la medaglia verrà riposta in un cassetto. Il ricordo del premio sarà sempre come una pacca sulla spalla o un abbraccio che ognuno si darà per dirsi “ ce l’hai fatta! “.
Ora arriviamo alla prima parte del nome, “ars“. Qui il discorso si fa un po’ meno tecnico perché entriamo nella sfera artistica dove non ci sono né punti né penalità. Chi pratica questo sport maschera le difficoltà e la fatica con la grazia di chi ha la sensibilità di trasformare un movimento meccanico in qualcosa di più elevato, quasi come se ogni esercizio avesse un’anima che deve venire fuori. I costumi , i capelli ordinati e acconciati, le espressioni e il trucco del viso, fanno pensare che non si stia assistendo ad una manifestazione sportiva di fatica e sudore ma ad un’arte con una fisicità che è espressione di bellezza e armonia. Insomma: difficoltà tecniche sommate a quelle estetiche.
Concludendo, è l’arte che va incontro allo sport o viceversa?
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